Wed. Mar 19th, 2025

La storia deve essere il primo strumento di analisi nella cassetta delle economiste e degli economisti

In merito all’appello per un dottorato in storia dell’economia

L’Associazione Italiana per la Storia dell’Economia Politica – STOREP è lieta di essere tra le associazioni accademiche che hanno sottoscritto e promosso il recente appello in favore dell’istituzione di una Scuola di dottorato in studi storico-economici, invitando così all’azione i decision-maker. Al contempo, in questa occasione, vorremmo contribuire al dibattito ritornando sulle ragioni che hanno motivato, nel 2003, la nascita di STOREP come società di economiste ed economisti convinti dell’inseparabilità dell’economia dalla dimensione storica.

Un dottorato in studi storico-economici è necessario per avviare oggi alla ricerca chi, domani, potrà essere titolare di insegnamenti in questo ambito che, come è stato ricordato in tanti interventi, sembrano essere di interesse per un accresciuto numero di classi e di corsi di laurea. In questo modo, aiutando i corsi di laurea ad accogliere quel tipo di insegnamenti, questo dottorato potrà ravvivarne l’importante tradizione italiana. Restano però sullo sfondo i motivi che hanno condotto alla marginalizzazione della dimensione storica nei corsi di laurea in economia.

Oggi esaltiamo come elementi di forza della storia del pensiero economico il contrasto al riduzionismo della visione cumulativa del progresso nella scienza economica, e il recupero degli assunti teorici differenti dei programmi di ricerca non dominanti. Elementi che ieri l’economia mainstream considerava “difetti” (eufemismo) tali da condannare la storia del pensiero all’irrilevanza. Sono però intervenuti cambiamenti che inducono a ripensare il ruolo di storiche e storici. Con la specializzazione sempre più radicale, la ricerca data-driven, la natura sempre meno teorica e sempre più applicata della disciplina economica, la storia del pensiero economico può tornare a orientare le ricerche e la formazione di economiste ed economisti, a patto che riesca a evitare con forza una nuova marginalizzazione.

Le riviste generaliste più importanti hanno, abitualmente, una scarsa considerazione degli articoli che assegnano importanza alla dimensione storica e di storia del pensiero, e invitano le autrici e gli autori a rivolgersi alle riviste specialistiche. In più, mentre gli insegnamenti storico-economici vengono inseriti nell’offerta formativa di altre classi di laurea, continuano ad avere un ruolo secondario in quelle economiche (L18, L33, LM56, LM77). Dobbiamo avere, e crediamo le giovani leve abbiano, ambizioni maggiori.

Senza accorgersene, per i fattori appena ricordati, è la disciplina a restringersi, e sono proprio gli studi storico-metodologici, per loro natura, a poter rovesciare questa tendenza. Non sminuiremo mai l’importanza delle riviste, delle associazioni, dei dottorati dedicati agli studi storico-economici, ma la creazione di un dottorato in questo ambito deve accompagnare, e incoraggiare, anziché sostituire, gli sforzi fatti (con non pochi successi), e quelli ancora da compiere, per riportare la storia a essere il primo strumento di analisi nella cassetta delle economiste e degli economisti; nei corsi di laurea, nelle riviste, e nei dottorati di economia. Non ci accontenteremo di avere un dottorato in studi storico-economici e una disciplina economica incapace di studiare sé stessa e di immaginare come potrebbe essere altrimenti.

Consiglio Direttivo STOREP, 12 febbraio 2025

 

pubblicato anche su Huffington Post, 12.2.2025

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