Un ricordo di Tiziano Raffaelli (N. Giocoli)

Un ricordo di Tiziano Raffaelli

Nel pensare a Tiziano la prima immagine che mi viene in mente è un’immagine molto triste ma insieme molto significativa. È l’immagine del suo funerale, al cimitero di Avane, vicino Pisa. C’era tanta gente: colleghi dell’università, certo, ma anche esponenti politici e dell’ambientalismo, e soprattutto tantissimi cittadini di Vecchiano, praticamente tutto il paese. La presenza di così tante persone e così diverse testimonia bene l’impronta che Tiziano ha lasciato nella vita di quanti hanno avuto la fortuna di incontrarlo.

Tiziano Raffaelli era nato nel 1950 a Vecchiano; si era laureato in filosofia, con una tesi sull’epistemologia di Popper ed aveva perfezionato i suoi studi alla London School of Economics. Era allievo del filosofo marxista Nicola Badaloni. Ringrazio Carlo Cristiano e Marco Dardi – che conoscevano Tiziano molto meglio di me – per avermi aiutato a capire meglio l’impronta che Badaloni ha lasciato nel suo lavoro. Secondo Cristiano, Tiziano aveva mutuato da Badaloni il gusto per l’assoluto rigore negli studi, ma poi ha sempre enfatizzato gli aspetti metodologici della ricerca piuttosto che quelli “critici” di più pura impronta marxista. Secondo Dardi, proprio la tesi su Popper ha influenzato il rifiuto di qualsiasi “sistema” che sempre ha caratterizzato l’approccio di Tiziano agli autori via via studiati.

Non tutti sanno che Tiziano è stato, prima che un eccellente studioso, anche un uomo politico e in particolare uno dei pionieri dell’ambientalismo in Italia, in un periodo in cui le idee in materie di tutela ambientale non erano affatto popolari nel panorama politico. Tra i fondatori di Legambiente, Tiziano è stato il principale promotore dell’istituzione del parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli sul litorale pisano. Proprio a quest’ultima esperienza si deve l’ingresso – o meglio, il ritorno – di Tiziano agli studi. Devo di nuovo a Dardi il racconto delle vicissitudini attraversate da Tiziano per la creazione del parco: il progetto venne osteggiato da forti interessi economici locali che miravano a cementificare il litorale; l’ostilità di tradusse in violenti attacchi personali sui mezzi d’informazione. Tiziano ne fu così scosso da abbandonare completamente sia l’impegno politico che le funzioni nell’ente parco. Qui non posso che condividere l’amara conclusione di Dardi: da tale triste vicenda l’accademia ne ha ricavato un grande studioso in più – merce rara, non c’è dubbio – ma la vita civile toscana ed italiana ha perso un valido amministratore ed onesto politico, merce ancora più rara! Le presenze commosse al suo funerale sono la migliore testimonianza del ricordo che Tiziano ha lasciato anche nel mondo politico ed ambientalista.

Dopo il ritorno agli studi nel 1990, il percorso intellettuale di Tiziano subisce un nuovo, cruciale momento di svolta con l’incontro con Giacomo Becattini. Si deve infatti a quest’ultimo l’amore di Tiziano per Alfred Marshall ed anche per il tema, tanto marshalliano quanto becattiniano, dei distretti industriali. Il prossimo anno, nel convegno di Piacenza, questa associazione ospiterà un ritratto completo del contributo scientifico di Tiziano fatto da chi, come Marco Dardi, è molto più competente di me in materia. Il ritratto certo comprenderà tutti gli autori che Tiziano ha così amorevolmente studiato: non solo Marshall, ma anche Smith, Keynes, Cattaneo. Qui pertanto voglio solo ricordare i due fondamentali lavori di Tiziano sui manoscritti filosofici di Marshall, Marshall’s Early Philosophical Writings (uscito come supplemento alla rivista Research in the History of Economic Thought and Methodology nel 1994) e Marshall’s Evolutionary Economics (Routledge, 2003). Questi lavori sono un punto di riferimento essenziale per chiunque nel mondo voglia studiare non solo Marshall, ma l’intera scuola di Cambridge.

Nicola Giocoli ricorda Tiziano Raffaelli durante il XIII Convegno annuale STOREP, 12 giugno 2016, Università di Catania

Mi sia consentita una nota polemica. Tiziano non aveva certo problemi con la valutazione della qualità della ricerca, perché la sua “qualità” era eccellente anche in base ai più rigidi parametri. Ricordo anzi che, come membro della commissione rating di ateneo, quando si passava a valutare il professor Raffaelli, la pratica veniva (fortunatamente) sbrigata all’istante, tanto ovvia era la sua posizione nella fascia più alta del rating. Però non posso non pensare che, nei tristi tempi della bibliometria che ci tocca vivere, i due lavori principali di Tiziano appena ricordati riceverebbero una valutazione molto bassa a causa della loro “modesta collocazione editoriale”: una rivista minore ed una casa editrice non top. Qualsiasi studioso di storia del pensiero economico – anzi, di storia delle scienze sociali – riderebbe di una simile valutazione! Giudicare un contributo scientifico dal contenitore, invece che dal contenuto, è roba da burocrati dell’ANVUR, senza diritto di cittadinanza nel mondo della ricerca.

Tiziano è diventato professore ordinario nel 2004. Purtroppo risale a quell’anno anche il primo manifestarsi della sua malattia. Ancora a Cristiano, che ha vissuto al suo fianco questi ultimi anni, devo la testimonianza di come il progredire della malattia non abbia impedito a Tiziano di continuare fino alla fine a studiare e pubblicare – davvero fino alla fine, visto che ci ha lasciato letteralmente con la penna in meno, intento a correggere le bozze del suo ultimo saggio – ma, soprattutto, ad insegnare. Con pochissime interruzioni, Tiziano ha continuato a tenere il corso di storia del pensiero economico a Filosofia, a fare esami, ricevere studenti e seguire tesi di tutti i livelli: Cristiano ne conta una trentina anche solo nell’ultimo, tribolato decennio.

Concludo con una nota personale, che mi riporta all’immagine del funerale. I miei rapporti con Tiziano si sono concentrati principalmente nella redazione della rivista History of Economic Ideas, di cui era stato uno dei fondatori. In questo ambito – dove si è giocoforza costretti ad avere a che fare con articoli a volte lontanissimi dai personali interessi di ricerca – ho potuto sperimentare direttamente le qualità che tutti riconoscevano a Tiziano: uno studioso serio e rigoroso, sempre equilibrato nelle opinioni, sempre sereno nelle valutazioni, sempre curioso di conoscere cose nuove ed aperto ai suggerimenti altrui. Ma soprattutto ho potuto apprezzare la migliore virtù di Tiziano, una dota dimenticata da molti: Tiziano sapeva ascoltare. Questo l’ho sperimentato nel lavoro di redazione – dove ascoltava pazientemente persino un rompiscatole come me! – ma mi è stato confermato “rubando” qua e là le confidenze sussurrate dai tanti suoi concittadini accorsi al cimitero di Avane. Dicevano tutti la stessa cosa: Tiziano non era solo un uomo buono; era soprattutto un uomo che ascoltava, ascoltava tutti, ed aveva la parola giusta per tutti. Ed i suoi consigli non erano mai basati su idee preconcette, con lo stile tipico del professore presupponente, ma erano sempre, invariabilmente fondati sull’ascolto attento del suo interlocutore.

Ciao Tiziano, il tuo ascolto, i tuoi consigli, ci mancano già tanto.

Nicola Giocoli